Il VI Centenario della nascita del venerato Fondatore dei Minimi San Francesco di Paola (1416 – 1507), coincide per un singolare disegno provvidenziale con l’Anno Santo della Misericordia, con il quale ho voluto offrire alla Chiesa e al mondo la possibilità di “contemplare il mistero della misericordia, poiché è fonte di gioia e di serenità e di pace. E’ condizione della nostra salvezza” (Misericordiae Vultus, n. 2). E’ dalla contemplazione che ogni credente può fortificare la propria testimonianza di un agire misericordioso! L’umile e penitente eremita ha contemplato la misericordia divina, divenendo faro di Carità per i suoi contemporanei. La sua instancabile attività apostolica lo portò ad estinguere gli odi, gli egoismi e la corruzione di quel secolo, richiamando i cristiani del meridione d’Italia prima, poi della Francia, alla pratica nella vita del Vangelo della Misericordia. Infatti, essa: “è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre, nonostante il limite del nostro peccato”.
San Francesco di Paola con spirito profetico non ebbe alcuna remora o soggezione a invitare i sovrani e i nobili dell’epoca al buon governo, perché i poveri fossero tutelati e difesi dalle angherie e soprusi. Lo stesso re di Napoli, Ferrante d’Aragona, fu da lui aspramente rimproverato per il malgoverno, esortandolo a desistere dalle guerre e promuovere la pace. Il sovrano tentò di corromperlo offrendogli una cospicua somma di denaro. Egli opponendosi con risoluta fermezza spezzò una di quelle monete d’argento, dalla quale, improvvisamente sgorgarono gocce di sangue. Il Santo indicò in quel segno prodigioso il disagio e le sofferenze dei sudditi. Il ricordo di questo episodio mostra come, infiammato dall’Amore per Dio, il suo cuore fu sempre vicino ai più poveri e bisognosi, denunciando, alla luce del Vangelo, ogni forma di ingiustizia. La virtù della Carità trovava il suo solido fondamento nella preghiera e nell’umiltà. Infatti, al Papa Sisto IV, che gli propose l’ Ordinazione sacerdotale, Francesco chiese solamente la facoltà di poter benedire alcune corone del rosario. Il re di Francia, Luigi XI, richiese al Papa la sua presenza a Parigi per riprendersi da un male inguaribile. Al vegliardo contemplatore di Dio, nulla sembrava impossibile: oltre alla parola dolce e penetrante, il Signore lo aveva arricchito con il dono di compiere miracoli. Ma l’umile eremita predicò la penitenza e predispose il re a saper ben morire, facendogli accettare la sofferenza come purificazione e via alla santità.
Non si comprenderebbe tutta l’esistenza dell’ umile eremita calabrese senza la contemplazione della misericordia divina. In lui l’azione dello Spirito Santo manifesta come la dolce forza della Carità trasforma sia il cuore degli uomini, sia le varie realtà terrene perché ogni attività umana possa essere rinnovata dal Vangelo. San Francesco ebbe a dire un giorno: “ a chi ama e serve Dio con sincerità di cuore tutto è possibile. Tutte le creature diventano docili al volere di colui che attende fedelmente a compiere la volontà del Creatore”. Per combattere lo spirito di mondanità di quel secolo, che rappresenta una tentazione sempre attuale in tutte le istituzioni, anche nella Chiesa, San Francesco di obbligò a vivere una “continua Quaresima di penitenza e astinenza”, invitando i suoi frati ad una vita austera e aspra. La sua spiritualità attinse a quella del serafico San Francesco d’Assisi: spirito di umiltà e di povertà, amore a Dio e alle creature, carità illimitata verso il prossimo, profondo spirito di preghiere e di contemplazione, un amore sincero e profondo al Crocefisso, all’Eucarestia e alla Vergine Santa. Nell’inscindibile binomio di vita di preghiera e carità, egli contribuì non poco alla riforma della vita ecclesiale e civile. La sua esistenza terrena terminò il 2 aprile 1507, che in quell’anno coincise con il Venerdì Santo, mentre in chiesa si leggeva la Passione secondo Giovanni. Assimilato al Redentore divino, non poteva che congiungersi a Lui nell’offerta suprema perché la misericordia eterna fluisse abbondante sopra tutta l’umanità.
In occasione del VI centenario della nascita del Santo Fondatore, auspico che la sua luminosa testimonianza sia per l’Ordine dei Minimi e dei fedeli suoi devoti un particolare tempo di grazia per rinnovare la fedeltà al carisma proprio della benemerita Famiglia religiosa, nella gioiosa donazione di sé a Dio e ai fratelli. Esorto perciò tutti i frati Minimi della Provincia Religiosa S. Maria della Stella e i devoti del Santo a vivere, nello spirito dell’Ordine, l’opzione per i poveri. Come ho avuto modo di affermare nell’Esortazione Apostolica Evangelii gaudium, l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. Dio concede loro “la sua prima misericordia” (n. 198). Non si tratta solo di attivare diverse iniziative a favore dei poveri, nello spirito delle opere di misericordia spirituale e corporale, ma prima di tutto di vivere, in modo permanente, l’attenzione rivolta all’altro per iniziare ad amare in modo autentico e accompagnare i poveri interessandosi al loro cammino di promozione e di liberazione. Nell’accoglienza delle ferite dei poveri si possono riconoscere le tracce del volto di Dio. La ricerca del Suo Volto passa sempre dai volti dei fratelli. Egli non è un Dio anonimo, ma il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. E’ il Dio che si è legato per sempre alla storia degli uomini. Egli viene incontro per donare la tenerezza e la pace per i cuori. Durante il tempo della Quaresima, nelle ricorrenze delle feste di san Francesco di Paola e di vari anniversari dei Santuari a lui dedicati, la vita penitenziale del Santo sia un richiamo a convertire il cuore, debellando quello spirito di mondanità che oscura l’anima e rende indifferenti agli altri.
Riconoscendosi e bisognosi di ricevere perdono, si riscoprirà la gioia della fecondità della misericordia per donare consolazione a ogni uomo e donna del nostro tempo.
Incoraggio, pertanto, a vivere questo vostro speciale Anno giubilare nella novità evangelica dell’offerta del perdono. Il Signore Gesù non proclama un generico appello al perdono, il suo non è un semplice annunzio, ma in Lui il perdono si fa accoglienza. Egli manifesta la gloria di Dio non nella separazione, nella divisione, ma nella benevolenza di un Dio che non teme di entrare nella fragile storia degli uomini per trasformarla in storia di salvezza. Non stancatevi di attingere alla divina Misericordia, specialmente mediante la partecipazione ai Sacramenti e l’ascolto orante della Parola di Dio, affinché l’agire della comunità diventi più misericordioso. Affido il cammino giubilare all’intercessione della Vergine Maria, Regina dell’ Ordine dei Minimi, di San Francesco di Paola e di tutti gli altri vostri Santi e Beati, perché possiate vivere la gioia di “essere nel mondo il segno vivo dell’ amore del Padre” ( Misericordiae Vultus, n. 4).
Con tali voti, mentre assicuro la mia vicinanza e la Benedizione del Signore a Lei, ai confratelli e a quanti incontrate nel vostro quotidiano apostolato, vi chiedo, per favore, di pregare per me.
Dal Vaticano, 13 dicembre 2015
Francesco